Dall’America, sulla base di alcune nuove prove aneddotiche, l’uso di olio di cannabis per il trattamento di della SLA può effettivamente prolungare la vita del paziente oltre ad alleviare molti devastanti sintomi giorno per giorno.
Ebbene si.
La cannabis è nota da tempo come una valida opzione di trattamento per alleviare i sintomi della SLA, che si è delineato in questo pratico grafico creato da American Journal of Hospice e Medicina Palliativa, ma i risultati più sorprendenti sono venuti da diversi malati di SLA che sono riusciti a rallentare la progressione della malattia attraverso regolari dosi controllate di olio di cannabis.
Dati preclinici dimostrano che la cannabis è un potente anti-ossidante, anti-infiammatorio, con effetti neuroprotettivi, e con le applicazioni normali, può effettivamente rallentare la progressione della malattia e prolungare la vita degli individui affetti da SLA.
In Italia siamo ancora poco informati, la prescrizione di derivati della cannabis è regolamentata da normative che dietro richiesta medica ed autorizzazione di importazione da parte del Ministero, permettono al paziente di poter farne uso; ma al momento i costi della terapia sono a carico dei pazienti.
Il CBD ha dimostrato di avere effetti benefici su tutti i principali disturbi neurodegenerativi che coinvolgono la parte del cervello appartenente alla ghiandola basale e mitocondriale.
I malati di SLA vivono una situazione in cui i motoneuroni della loro colonna vertebrale e del sistema nervoso muoiono progressivamente a causa della mancanza di produzione di un enzima chiamato superossido dismutasi (SOD1). Questo tipo di enzima è un potente antiossidante che protegge il corpo dai danni causati da radicali liberi tossici. SOD1 viene generato dalla porzione mitocondriale del cervello e sconfigge i radicali che hanno la capacità di danneggiare il DNA e le proteine all’interno delle cellule di oltre 110 mutazioni genetiche individuali associate alle SLA. La distruzione dei geni che producono la SOD1 sono spesso collegati alla malattia.
L’apoptosi è il processo naturale che porta alla morte delle cellule. Quando le cellule vengono lasciate non protette contro i radicali liberi, l’apoptosi si accelera. Nel caso della SLA le mutazioni del DNA causano una diminuzione fino alla cessazione nella produzione della SOD1 che rende i motoneuroni vulnerabili ai danni procurati dai radicali liberi fino a portare alla loro morte. I pazienti con la SLA normalmente riescono a sopravvivere tre-quattro anni dal momento in cui viene diagnosticata la malattia ed è molto raro che possano vivere altri dieci anni.
Sia i componente di CBD che di THC della marijuana medica hanno dimostrato le loro capacità nel proteggere le cellule dai danni causati dai radicali liberi e in casi di malati di SLA, la marijuana terapeutica ha rallentato e addirittura fermato il progresso della malattia. Il CBD e il THC sono stati testati indipendentemente e insieme e in tutti i test hanno fatto registrare risultati positivi e quando sono stati somministrati insieme hanno prodotto dei risultati stupefacenti.
Il corpo umano ha ricettori di cannabinoidi I e II (CB1 e CB2) posizionati all’interno delle cellule del cervello e in tutto il sistema nervoso centrale. I ricettori CB1 sono stati trovati anche all’interno del fegato, polmoni e reni e quelli CB2 sono stati trovati nei tessuti dei muscoli, nel sistema immunitario e altre parti del corpo.
I ricettori cannabinoidi sono associati all’appetito, alla sensazione di dolore, memoria e umore. Quando i ricettori sono attivati dalla presenza di cannabis questi rilasciano antiossidanti, antiinfiammatori e altri qualità neuro protettivi che hanno efficacia contro i radicai liberi e inibiscono i danni causati sul sistema nervoso.
La marijuana a scopo terapeutico è un antiossidante molto più potente della vitamina C e della vitamina E. Le qualità neuro protettive di CBD e THC sono attribuibili anche alle loro proprietà anti infiammatorie insieme alle proprietà anti-eccitossici.
La marijuana a scopi terapeutici ha dimostrato la sua capacità di ridurre, e in alcuni casi di eliminare completamente, gli spasmi muscolari, di migliorare l’appetito, ridurre e alleviare il dolore, incoraggiare il sonno agli insonni e ridurre il livello di stress nei pazienti di questa sindrome.
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