Consiglio di Stato: gli indennizzi ai disabili non sono un reddito

Le famiglie con disabilità vincono il ricorso al Consiglio di Stato, che ha respinto nuovamente l’appello presentato dal governo sul nuovo Isee (Indicatore della situazione economica equivalente), lo strumento che da gennaio 2015 indica la condizione economica complessiva delle famiglie italiane. In pratica gli indennizzi percepiti dai disabili non possono essere considerati una fonte di reddito. I trattamenti erogati dalle pubbliche amministrazioni sono quindi un sostegno al disabile e non una «remunerazione del suo stato di invalidità, oltremodo irragionevole oltre che in contrasto con l’art. 3 della Costituzione», viene indicato nella sentenza.

Il ricorso contro il nuovo Isee, insomma, è ufficialmente e completamente vinto: e l’appello presentato al Consiglio di Stato dal governo è stato respinto. “Deve il Collegio condividere l’affermazione degli appellanti incidentali – si legge nella sentenza – quando dicono che ‘ricomprendere tra i redditi i trattamenti indennitari percepiti dai disabili significa allora considerare la disabilità alla stregua di una fonte di reddito – come se fosse un lavoro o un patrimonio – ed i trattamenti erogati dalle pubbliche amministrazioni, non un sostegno al disabile, ma una ‘remunerazione’ del suo stato di invalidità oltremodo irragionevole, oltre che in contrasto con l’art. 3 della Costituzione”. Il Consiglio di Stato conferma quindi quanto già sentenziato dal Tar del Lazio, il quale aveva respinto “una definizione di reddito disponibile che includa la percezione di somme, anche se esenti da imposizione fiscale”: in sintesi, le provvidenze economiche previste per la disabilità non possono e non devono essere conteggiate come reddito.

Il Consiglio di Stato conferma quindi quanto già sentenziato dal Tar del Lazio. «Ero sicura che il Consiglio di Stato ci avrebbe dato ragione», ha commentato Chiara Bonanno, una delle promotrici del ricorso. «È una sentenza storica, perché nata dalla volontà di tante persone e famiglie vessate da una legge iniqua e ingiusta e da un governo che si è mostrato persecutorio nei nostri confronti. Chi ha fatto questa legge ha creato gravi danni economici, ma sopratutto alla dignità di queste persone. Tante persone debolissime si sono letteralmente trascinate dal notaio, per firmare il mandato all’avvocato. È stato faticosissimo fare tutto questo: ma abbiamo vinto. I deboli hanno sconfitto il potere. E oggi festeggiamo».

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